PENTECOSTE

Erano poveri uomini
come me, come te,
avevano gettato le reti nel lago,
riscosso le tasse alle porte della città;
che io mi ricordi, tra loro
non c'era neanche un dottore,
e quello che chiamavano Maestro
era morto e sepolto anche Lui.


SE SENTI UN SOFFIO NEL CIELO,
UMBERTO CHE SCUOTE LE PORTE,
ASCOLTA: E' UNA VOCE CHE CHIAMA,
E' L'INVITO AD ANDARE LONTANO.
C'E' UN FUOCO CHE NASCE IN CHI SA ASPETTARE,
IN CHI SA NUTRIRE SPERANZE D'AMOR.


Avevano un cuore nel petto
come me, come te,
che una mano di gelo stringeva.
Avevano occhi nudi di pioggia
e nel volto grigio di febbre e paura
pensavano certo all'amico perduto,
alla donna lasciata sulla soglia di casa,
alla croce piantata sulla cima di un colle.


SE SENTI UN SOFFIO NEL CIELO,
UN VENTO CHE SCUOTE LE PORTE,
ASCOLTA: E' UNA VOCE CHE CHIAMA,
E' L'INVITO AD ANDARE LONTANO.
C'E' UN FUOCO CHE NASCE IN CHI SA ASPETTARE,
IN CHI SA NUTRIRE SPERANZE D'AMOR.


E il vento bussò alla porta di casa,
entrò come un pazzo in tutta la stanza,
ed ebbero occhi e voci di fiamma:
uscirono in piazza a cantare la gioia.
Uomo che attendi nascosto nell'ombra,
la voce che parla è proprio per te,
ti porta una gioia, una buona notizia:
il Regno di Dio è arrivato già.

SE SENTI UN SOFFIO NEL CIELO,
UN VENTO CHE SCUOTE LE PORTE,
ASCOLTA: E' UNA VOCE CHE CHIAMA,
E' L'INVITO AD ANDARE LONTANO.
C'E' UN FUOCO CHE NASCE IN CHI SA ASPETTARE,
IN CHI SA NUTRIRE SPERANZE D'AMOR.

 
 
 
 
MIA MADRE


Salivi quei monti e portavi con te
una speranza,
un sogno già atteso da tante creature
prima di te.
Il vento portava con te le parole
di un uomo venuto dal cielo,
un bimbo era nato già dentro di te
e con lui anche ognuno di noi.

Ti sento ogni giorno mia madre
perché
con Lui tu generi me.

Pertavi nel cuore le ansie e le gioie
di una fanciulla,
t'aprivi alla vita, cercavi l'amore,
ed eri già madre.
Un altro ti prende la vita, ti getta al di là
d'ogni tempo dell'uomo;
tu porti nel seno il tuo Dio,
ma senti che nasce ciascuno di noi.

Parlasti con lui per quei lunghi mesi
che l'aspettavi;
discorsi parlati, ma senza parole...
soltanto col cuore.
E Lui si muoveva per te,
soltanto per dirti «ci sono davvero»;
la vita che tu respiravi
era solo la vita di ognuno di noi.

E cerano tanti problemi nel cuore
già tutti i giorni,
poi venne il momento di dare la luce;
ma era notte.
Sentivi il dolore più umano che c'è
è il dolore che accende la vita,
ti accorgi che quello è tuo figlio;
se guardi, però li c'è ognuno di noi.

Mettevi su casa, è normale per tutti
se nasce un bambino,
da povera, avevi soltanto quel figlio,
un uomo e il tuo Dio.
La vita era quella di tutti: avere del pane,
un vestito, un affetto,
il sole, la notte, il lavoro
ti davano gioia come a ognuno di noi.

Divenne poi grande quel figlio,
non sempre tu lo capivi;
diceva parole, faceva già cose
più grandi di te.
Fuggiva da casa, tu andavia cercarlo
e tornava la sera con te,
e tu, come tutte le madri, tenevi ogni cosa
nascosta nel cuore.

Un giorno ti disse che ormai la sua ora
era arrivata,
partiva da casa, e mai tu chiudesti
a sera la porta.
Il cielo ogni giorno parlava di lui,
ti portava la voce e l'amore,
sentivi col cuore di madre
già tutto il dolore di un figlio che muore.

La gente diceva anche a te
che tuo figlio era già tanto grande,
ed eri contenta... andasti a vedere
incontrasti i suoi occhi.
Ma era una strada ormai sparsa
di tutto il suo sangue
di tutto il suo amore,
e tu non piangevi, gli davi la forza
di giungere a quella sua ora.

Lo senti di nuovo bambino e lo porti
fra le tue braccia,
il pianto che allora era gioia diventa
un gran dolore.
Ma dopo tre giorni ti senti bussare alla porta...
ti dicono: «è vivo!»
tu corri la terra raggiungi il tuo cielo
lo trovi... RIMANI CON LUI.
 
 
 
 
 

 

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